Quel che affidiamo al vento - di Laura Imai Messina
"Questa storia è ispirata a un luogo che esiste realmente, a nord-est del Giappone, nella Prefettura di Iwate. Un giorno, un uomo installò una cabina telefonica nel giardino della sua casa ai piedi di Kujira-yama, la Montagna della Balena, subito accanto alla città di Otsuchi, uno dei luoghi più colpiti dallo tsunami dell'11 marzo 2011. All'interno è posato un vecchio telefono nero, non collegato, che trasporta le voci nel vento. Migliaia di persone vi si recano in pellegrinaggio ogni anno". Di fronte alle grandi tragedie, e alle morti improvvise, rimane l'essere umano con le sue fragilità, lo sgomento e il vuoto che ti assale, la paura di non potercela fare senza la presenza della persona cara appena scomparsa. E nasce, dal profondo del cuore, o forse dalla disperazione di un momento che mai si vorrebbe affrontare, la necessità di continuare a comunicare con chi non c'è più, con chi non è più presente in carne e ossa, ma che senti sempre vicino. E noi, com