Dialoghi sulla pace - di Joseph Rotblat e Daisaku Ikeda
Due mondi: quello occidentale e quello orientale. Due uomini: lo scienziato e premio nobel Joseph Rotblat, agnostico, e il maestro buddista Daisaku Ikeda, leader spirituale. Un unico grande obiettivo: educare alla pace, nel rispetto delle differenti culture e religioni. E un libro dal titolo che sa interessare: Dialoghi sulla pace, dalla scienza della guerra a una cultura di pace.
E, per me, con il libro tra le mani mentre osservo la colomba raffigurata sulla copertina, una grande ed essenziale domanda, anzi, più di una: davvero è possibile o stiamo parlando solo di una meravigliosa utopia? Esiste un altro modo per vivere in pace senza distruggerci tra noi? Si può combattere il terrorismo attraverso la cultura della pace?
In effetti, quando sento parlare di guerra "necessaria e giusta" per vivere in pace, io mi sento un po' presa in giro. Ci dicono di non scegliere la violenza, però quando le istituzioni si muovono per riportare la pace, lo fanno attraverso armi micidiali! Non mi vengono in mente molti esempi così diversi dalle istituzioni, se penso alla storia che ho studiato a scuola, o alle più recenti pagine di "politica estera"...
Eppure leggendo il libro, ogni singola parola e pensiero di questi due illustri personaggi è lì a ricordarci che un altro modo di affrontare i problemi esiste, e che la guerra può trasformare le persone in bestie prive di intelletto poiché "persone che detestano la barbarie cominciano a comportarsi in modo barbaro". E gli scienziati, in tutto questo, hanno una grossa responsabilità, a causa del ruolo dominante della scienza nella società moderna. "La scienza deve riguadagnarsi il rispetto della comunità con la propria integrità. La scienza deve riconquistarsi la fiducia del pubblico con le proprie dichiarazioni. Gli scienziati devono mostrare un volto umano e provare che è possibile combinare creatività e compassione, e lasciare correre l'immaginazione senza smettere di farsi carico delle proprie azioni".
Già .. un tema fondamentale: il rapporto tra scienza e etica, come quello tra fede e ragione.
Le domande e le risposte che ho trovato in questo libro mi hanno fatto riflettere molto; essendo io parte di quella minoranza di idealisti che credono che un mondo diverso (e migliore), sia possibile, potrei sentirmi dire ancora una volta di essere la solita ingenua, che invece le operazioni di peacekeeping servono e che le spese militari per gli armamenti sono funzionali alla pace nel mondo.
Sarà ... Ma sono convinta che le voci contrarie alla guerra, quando non rimangono "sole" e confinate nei propri pensieri o nelle proprie case, e riescono a trovare un modo pacifico ed efficace per farsi sentire, possono cambiare lo stato delle cose. Qualche esempio concreto e positivo, citato anche nel libro, esiste! Si pensi alla campagna internazionale che aveva portato all'adozione del trattato sulle mine antiuomo, vietandone l'uso, e chiedendone la distruzione. Aveva vinto l'opinione pubblica, e avevano vinto coloro che si erano battuti per la non violenza.
Come espresso da Daisaku Ikeda, "la possibilità di abolire le guerre dipende dalla nostra capacità di creare un sistema in cui si possa raccogliere tutta la saggezza umana, per quanto la creazione di tale sistema possa sembrare scomodo. Se è destino che un giorno la guerra venga bandita, in definitiva ciò sarà fatto costruendo una 'fortezza della pace' nel cuore degli uomini, e facendo crescere per mezzo dell'educazione, nel senso più ampio del termine, la volontà di vivere pacificamente".
Un processo sicuramente lungo e tortuoso, ma possibile. E la scienza deve costruirsi, per Joseph Rotblat, una solida corazza etica: "Il potenziale della scienza è illimitato e universale. È per questo che in passato la scienza è stata in grado di risolvere i problemi degli uomini. La gente non vuole fare la guerra. Non siamo biologicamente programmati per avere la mentalità del soldato. Alcuni dicono che l'istinto per il conflitto faccia parte del nostro codice genetico, ma io non sono affatto persuaso che sia cosi. Per questo credo che alla fine la scienza scoprirà i mezzi per sfamarci tutti. Indipendentemente da quanto la popolazione del pianeta aumenterà, ritengo che la scienza ci aiuterà a dare a tutte le persone del mondo cibo e risorse sufficienti per vivere insieme in modo pacifico".
Un libro da leggere. Perché fa riflettere. Scorrendo i "grandi" della scienza e della filosofia, da Bertrand Russell ad Einstein e a Kant, tra fede e scienza, speranza e fiducia nel futuro, con lo sguardo attento ai giovani e alle cose meravigliose che potrebbero fare nei prossimi decenni, attraverso la cultura della pace. Per ripartire dall'uomo, responsabilmente: perché non solo si può, si deve!
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"Prometto di lavorare per un mondo migliore, dove la scienza e la tecnologia siano utilizzate in modo responsabile. Non userò la mia istruzione per alcuno scopo dannoso per gli esseri umani o per l'ambiente. Nel corso della mia carriera professionale, ponderero' le implicazioni etiche del mio operato prima di agire. Sebbene l'impegno che mi assumo sia gravoso, sottoscrivo questa dichiarazione riconoscendo che la responsabilità individuale è il primo passo sulla strada per la pace"
(Giuramento adottato dagli studenti dell'organizzazione internazionale di Puwash)
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Titolo de libro: Dialoghi sulla pace
Editore: Sperling & Kupfer Editori Spa